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Ryder Cup, vietate le foto sui social

PGA of America e PGA European Tour hanno fatto una brutta sorpresa agli amanti del golf: durante la Ryder Cup vigerà il divieto di pubblicazione di immagini e la loro condivisione sui social. 



Oltre 250.000 spettatori sono attesi per assistere allo scontro tra America ed Europa al Gleneagles Hotel, nella contea scozzese del Perthshire. I nuovi regolamenti però vieteranno ai possessori di biglietti, che hanno pagato fino a 1.500 al giorno, di scattare fotografie del torneo e pubblicarle sui propri profili social, divieto che non è invece esteso ai giorni di allenamento.

In un comunicato sul sito ufficiale, l'organizzazione del torneo illustra le motivazioni di tale scelta: pur non vietandone l'uso in assoluto, lo scatto e la condivisione sui social delle immagini dovranno essere limitati solamente ad alcuni momenti dell'evento per non disturbare la concentrazione degli atleti e per consentire una chiara linea di vista per tutti gli spettatori.
La Ryder Cup Europe ha anche lavorato con il governo scozzese e diversi operatori di telefonia mobile per dotare di connessioni wireless ultraveloci 4G tutti i luoghi dell'evento, ma secondo il quotidiano inglese 'The Telegraph' la scelta di limitare la pratica del selfie è stata fatta per "proteggere il marchio".

Dopo le numerose critiche piovute addosso all'organizzazione, Edward Kitson, Match Director di The Ryder Cup 2014, ha dichiarato: "Vogliamo che le persone condividano le loro storie on-line per sentirsi parte della Ryder Cup. All'interno del villaggio abbiamo messo in atto una serie di attività fantastiche che sfruttano la tecnologia per migliorare l'esperienza del visitatore, inclusi i social media. I selfie sono incoraggiati positivamente e mi aspetto di vedere un sacco di loro durante l'evento."
"Tuttavia," ha proseguito Kitson, "sono sicuro che tutti capiranno che dobbiamo tracciare una linea nell'interesse del fair play e del rispetto per giocatori e spettatori. Pertanto non sarà consentita alcuna fotografia o alcuno video durante il gioco in qualsiasi buca. Questa è una misura che siamo stati costretti a prendere perché la Ryder Cup spesso è stata vinta o persa per poco. Con questa decisione vogliamo tutelare la tranquillità dei golfisti e, allo stesso tempo, garantire a tutti i tifosi di assistere al torneo senza impedimenti visivi. E' stato infatti  dimostrato che gli scatti di fotografie durante eventi sportivi hanno un effetto negativo sui giocatori, con i suoni dello scatto e i lampi luminosi che sono una distrazione nei momenti critici. Non è giusto compromettere l'esperienza sportiva sia per i giocatori sia per spettatori".

Spingere i fan a condividere la propria esperienza del torneo limitandone però le possibilità suona come un controsenso clamoroso e si scontra con il concetto di fair play e il lavoro di squadra portato avanti dall'organizzazione della Ryder Cup. 
Ma come ammesso, forse inconsapevolmente, da un portavoce del torneo al Telegraph, lo scopo principale del divieto non riguarda né la concentrazione dei giocatori né il miglioramento dell'esperienza visiva dei tifosi, ma punta a "garantire che le immagini dell'evento non vengano utilizzate a scopo di lucro".

Molti golfisti professionisti hanno dimostrato più volte di apprezzare i social media, tanto che alcuni membri del team europeo come Ian Poulter e Rory McIlroy spesso twittano le foto dei tornei a cui partecipano per condividerle con i propri follower. E lo stesso vale per la squadra degli States, dove Bubba Watson è molto attivo sui social media, canali per la condivisione di esperienze di gioco ma anche veicoli di promozione dei brand che sponsorizzano gli atleti.
Pertanto la decisione presa dal comitato organizzatore della Ryder Cup punta ad impedire la pubblicazione indebita di contenuti legati all'evento da parte di terzi, ma così facendo, impedisce anche ai giocatori di interfacciarsi con i tifosi favorendo l'allontanamento di questi ultimi dal torneo e ostacolando la promozione degli sponsor da parte degli atleti.

Il golf non è certo uno sport popolare come il calcio e da anni lamenta un calo di tifosi. Proprio per questo tali decisioni appaiono quanto mai dannose per l'immagine di uno sport che ha bisogno di cambiare e rivolgersi ad un pubblico più ampio per poter sopravvivere.

Francesco Bossoni

Francesco Bossoni è uno studente di Marketing e Comunicazione presso l'Università degli Studi di Bergamo (ITA), aspirante giornalista e amante del web e dello Sport. Dalle sue principale passioni -Comunicazione e Sport- egli sviluppa un grande interesse per lo sport digitale e comunicazione sportiva. Decide allora nel 2012 di lanciare sportsays.net, il primo blog italiano dedicato alla comunicazione social in ambito sportivo.

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L'autore

Francesco Bossoni è uno studente di Marketing & Comunicazione presso l'Università degli Studi di Bergamo (ITA), aspirante giornalista e amante del web e dello Sport. Dalle sue principale passioni -Comunicazione e Sport- egli sviluppa un grande interesse per lo sport digitale e comunicazione sportiva. Decide allora nel 2012 di lanciare sportsays.net, il primo blog italiano dedicato alla comunicazione social in ambito sportivo.


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