Il CT della Russia impone il silenzio-social cercando di mantenere alta la concentrazione dei suoi giocatori. Ma il divieto dell'uso di Twitter si scontra con le logiche del calcio moderno.
Tutti amano Twitter come piattaforma di Second Screen. Anzi quasi tutti. E tra quelli che preferirebbero un mondo meno 'social' si annovera anche l'illustre nome di Fabio Capello, allenatore italiano famoso per il suo integralismo e per il culto quasi maniacale del calcio tradizionale.
"Posso dirvi che i tweet a volte possono essere un fastidio se non sono scritti in modo intelligente", ha dichiarato alla vigilia del match, spiegando che " i giocatori della Russia hanno un solo obbligo verso la stampa durante la Coppa del Mondo, cioè presentarsi a coppie nella press room".
Questa scelta potrà essere anche dettata dal desiderio di mantenere alta la concentrazione dei giocatori, ma nell'epoca della Rivoluzione Digitale è inconcepibile pensare di vivere in maniera eremitica una competizione di rilevanza mondiale come la Coppa del Mondo.
Pertanto un divieto dell'uso di Twitter, oltre che apparire come una parziale negazione della libertà di parola, rappresenta anche un problema commerciale per gli sponsor che si vedono chiuso un canale comunicazionale rilevante per la loro strategia promozionale.