Ennesima caduta di stile sui social network: questa volta è la Rai ad inciampare in un problema di digital PR. Durante la trasmissione di Rai 2 ‘Stadio Sprint’ il presentatore napoletano Enrico Varriale stava intervistando l'allenatore della Roma Rudy Garcia e quello della Juventus Antonio Conte, in collegamento dai rispettivi campi.
Mentre i due allenatori si scambiano complimenti in un bello quanto raro esempio di fair play nel calcio sul monitor che integra l'account Twitter ufficiale del programma sportivo compare un tweet: “Domande per Conte”, con cui la redazione invita i tifosi a inviare domande al mister bianconero, in un perfetto esempio di integrazione tra TV e social media.
Ma le risposte dei tifosi dovrebbero essere prima monitorate dalla redazione per evitare insulti e quindi spiacevoli conseguenze. Ma alla Rai forse non hanno avvertito la necessità di un filtro ed ecco che in poco tempo si consuma uno spiacevole quanto deprecabile avvenimento. Un tifoso che non fa nulla per nascondere la sua antipatia per Conte pensa bene di rispondere con un tweet: “Sì, che si tolga il parrucchino ahahahah”.
L'azione logica della redazione sarebbe stata quella di oscurare il tweet e con una battuta scusarsi con Conte, superando così brillantemente la gaffe. Ma chi gestisce l’account ufficiale di Stadio Sprint convinto di impersonare se' stesso e non un programma TV risponde a sua volta: “Povero, con tutti i soldi che ha speso per il trapianto”. Scoppiata la bomba, la Rai è stata sommersa dalle critiche dei tifosi bianconeri ha fatto ciò che non doveva fare: cancellando il tweet e rendendo privato l’account Twitter di Stadio Sprint. Il conduttore Enrico Varriale si è limitato poi a leggere uno scarno comunicato stampa con cui lui e la redazione prendevano le distanze dal tweet in questione: “Ce ne scusiamo con l’interessato e con l’intera comunità bianconera. Giovanna Carollo”.
Che i social media non siano un giocattolo è ormai chiaro ai più, ma esiste ancora un gruppo di persone che non hanno realmente compreso le potenzialità di questi mezzi di comunicazione capaci di mandare in crisi individui e aziende tuttora ancorati alle antiche logiche del vecchio mercato mediale che garantiva loro immunità da ogni tipo di critica. Il problema è che questi personaggi ora si trovano, evidentemente in modo immeritato, a gestire account social ufficiali di grande responsabilità e, incapaci di fare altro, provano ad assogettare i social alle logiche dei media monodirezionali con risultati disastrosi, che con click possono essere diffusi nel web in modo virale e incontrollato. Se poi il messaggio in questone viene cancellato allora il disastro è assicurato: a nulla valgono le scuse successive che attribuiscono la colpa ad improbabili hackers e non serve neppure rendere privato l'account: queste iniziative non sono altro che un'ulteriore ammissione di colpevolezza.
La causa principale è l'incompetenza: perché il mondo si è evoluto, alcuni ancora no.